"Da quassù la Terra è bellissima, azzurra, e non ci sono confini o frontiere" (Juri Gagarin)

martedì 2 settembre 2003

Da MOSCA A PECHINO/5




I SEMEYSKIE E L’ERESIA

Farsi il segno della croce a Tabargatasay, un paesino di coloratissime case di legno a 70 chilometri da Ulan Ude, può scatenare forti polemiche. In quel gesto è infatti raccolta l’essenza di una lotta che dal 1764, anno in cui lo zar Alexej Michailovich causò con la sua riforma cultuale lo scisma della chiesa ortodossa, separa i Semeyskie (o Vecchi Credenti) dal resto del mondo cristiano.
“Il segno della croce si fa con due dita tese e non tre – puntualizza Anja Mironova, una delle ultime discendenti dei fedelissimi che dovettero riparare nell’estrema Siberia per sfuggire alle persecuzioni di Mosca – così pretende l’originale tradizione greca; la divinità si onora con un doppio e non con un triplo alleluja, sul tavolo eucaristico si posano sette pani e non uno”. L’elenco delle formule liturgiche in voga fra i Vecchi Credenti è talmente ampio e sconfinato, che ormai ognuno di questi abitanti rimasti saldamente ancorati allo stile di vita del XVIII secolo, crede di essere in possesso dell’ultima parola. Ne sono tanto convinti, che molti di loro furono disposti a farsi mozzare il pollice pur di non modificare il proprio rito, ma visitando altri loro insediamenti quali Bolshoy Kunaley o Desyantnikovo, si incontra persino chi ritiene santo cibarsi solo di latte (i Molokiani), perché nella Bibbia si parla del “latte del Verbo”, chi prega sospirando in onore dello Spirito Santo, chi si taglia mammelle e testicoli (gli Scopcy) per raggiungere la santità. E’ un mondo affascinante e malato al tempo stesso, dove sorbire una zuppa d’orzo in compagnia dei locali non significa semplicemente onorare un rito d’ospitalità oggi in estinzione, ma aprirsi ad una dimensione culturale pervasa di misticismo e paganesimo. Proprio qui si può ancora assistere, nel giorno di mezz’estate, alla celebrazione di Ivan Kupala, personaggio leggendario in onore del quale uomini e donne si appartano nei boschi per praticare riti orgiastici di “purificazione”.

Nessun commento: