"Da quassù la Terra è bellissima, azzurra, e non ci sono confini o frontiere" (Juri Gagarin)

mercoledì 16 aprile 2003

FRA I FIORDI SCOZZESI



WE'LL TAKE A CUP OF KINDNESS...

“Ceud Mile Failte”. Centomila benvenuti. L’ospitalità è di casa oltre i dolci avvallamenti che si distendono fra le isole Ebridi interne e la storica città di Stirling, eppure il gaelico suona ancor oggi poco familiare. Fuori da Glasgow, le strade iniziano a restringersi, si snodano timide nella campagna non ancora vestita di erica e celano suggestivi percorsi un tempo calcati dal simpatico John Barleycorn, per alcuni semplice mascotte apposta sull’omonimo e fortunato album dei Traffic, per altri spiritello di campagna dall’irresistibile humor.

Movendo dalla più nota città scozzese dell’Ottocento, è d’obbligo spogliarsi di alcuni vecchi pregiudizi: i caliginosi edifici vittoriani, oscurati dalla febbre dello sviluppo industriale, stanno vivendo una seconda giovinezza sin dall’inizio degli anni ’90, quando Glasgow rispolverò tutto il suo fascino imperiale per meglio onorare il titolo di “Città europea della Cultura”. Qui si trovano infatti la Scottish Opera, lo Scottish Ballet, la Royal Scottish National Orchestra, fari di un elegante agglomerato che contempla le sue grazie neoclassiche da una verde collina, appena alle spalle della duecentesca cattedrale gotica scampata alla Riforma scozzese. Ma il palpito del vero highlander si fa più veemente non appena le parole di Gillian Brear, dolcissima guida locale, fendono la timida foschia aleggiante sul Loch Lomond: contemplando le sue acque dai riflessi caleidoscopici, appena turbate dalla volubilità dei cirri che si inseguono sopra il primo parco nazionale scozzese, non è solo la carezzevole voce della guida locale ad echeggiare nel silenzio, bensì la dedizione di un popolo perdutamente innamorato della propria terra.

La strada per Oban, pittoresco porticciolo da cui levano vela le imbarcazioni dirette alle isole Ebridi, è un susseguirsi di morbidi seni d’oro, placide torbe in cui respira l’aroma dei migliori whisky del mondo, di tanto in tanto interrotte da discrete cittadine che, come Inveraray, nascondono fra le candide abitazioni di pescatori ameni torrioni, carceri dimenticate dalla storia, ma soprattutto lo splendido castello del duca di Argyll. Un baluardo dell’aristocrazia che rivaleggia con le romantiche rovine di Kilchurn, nei pressi di Dalmally. Cullati da tanta bellezza, non è difficile prendere sonno in una delle 54 stanze del vittoriano Oban Caledonian Hotel, baciate dal tramonto che si spegne nella baia a fronte ed illuminate dal recente restauro. La soglia fra sogno e realtà è comunque molto labile una volta sbarcati sull’isola di Mull, lambita da acque che la corrente del Golfo scalda sino a trasformare in un’oasi di rifugio per pulcinelle di mare, colonie di foche, lontre, delfini, salutate a terra dai più svariati animali selvatici. Senza dimenticare che qui si concentra il più elevato numero di aquile reali in Europa.

Grazie ai solerti trasporti dei Southern Coaches, disponibili per ogni occasione grazie alle comode prenotazioni via email (reservations@southern-coaches.co.uk), si può raggiungere l’imbarco di Fionnport in poco più di un’ora, dove un piccolo battello è destinato al trasporto dei soli pedoni sull’epica isola di Iona: culla del Cristianesimo scozzese (il principe irlandese San Colomba stabilì qui la sua missione nel 563 d.C, poi meta di pellegrinaggi), dall’XI secolo ospita una laconica abbazia di pietra grezza, oltre ai sepolcri di 60 re medioevali, attorno a cui furono elaborate alcune delle più belle ed intagliate croci celtiche. Di tutt’altro taglio il tesoro conservato a Torosay, il castello che David Bryce costruì per la potente famiglia Campbell nel 1858: impreziosito da 19 statue scolpite da Antonio Bonazza (1698-1763) e da inusuali terrazze all’italiana, la solenne residenza di Christofer James (attuale proprietario) racchiude molte curiosità, fra cui il fossile di una testa d’alce irlandese ed uno dei più antichi ritratti dell’eroe William Wallace, risalente al XVII secolo. Dai suoi declivi si può inoltre contemplare l’ennesimo gioiello di Mull, cioè il castello di Duart, dove oggi abita sir Lachlan Maclean, capo dell’omonimo clan che dominò l’isola sino al sedicesimo secolo: restaurato agli inizi del ‘900, quasi a picco sul mare, si divide fra glorie vantate sugli spagnoli dell’Invincibile Armada e atti di violenza perpetrati sui suoi stessi inquilini, come la sfortunata Catherine Campbell (abbandonata alla marea montante sulla roccia a fronte del castello solo perché non in grado di mettere al mondo un figlio, poi salvata per caso da alcuni pescatori).

Una tappa a Tobermory, l’amena cittadina che allinea nel suo golfo una coloratissima serie di abitazioni marittime, non è solo utile per concedersi alle aristocratiche 28 suites del Western Isles Hotel, ma anche per assaggiare nella locale distilleria uno dei più apprezzati “single malt” whisky. Scaldati dall’alcool, si potrà meglio sentire nelle vene l’ardore patriottico che trasuda dalle mura di Stirling, chiave strategica dei domini scozzesi: sia il sobrio castello arroccato sul promontorio della città, che vide combattere nel 1297 una delle più memorabili battaglie per l’indipendenza dagli Inglesi, sia il vicino monumento dedicato a Wallace, così come la chiesa di Holy Rude (dove fu incoronato Giacomo VI), sono solo alcune delle preziosissime testimonianze storiche che fanno della città un gioiello incomparabile. Punta di diamante di una terra dai mille volti che, mentre dissolve all’orizzonte nel malinconico suono di una cornamusa, affida il suo segreto all’incostanza dei cieli: amami senza perché, affinché tu non sappia di avermi perso, proprio quando mi trovasti…