MA TUVA DOV'E'?
La Repubblica di Tuva è una piccola escrescenza della Mongolia che sorte vuole sia stata racchiusa in territorio federale russo, nel punto in cui la taiga cede il passo alla steppa. Protetta alle spalle dai monti Sayan, è abitata da circa 310mila pastori nomadi, che credono in una forma religiosa a metà strada fra lo sciamanesimo ed il buddismo. Per secoli è stata terra di conquista: di qui sono passati gli Uiguri della Cina, i Turchi dell’impero kirghiso, senza dimenticare il terribile Gengis Khan. Proprio il ceppo mongolico è quello radicatosi sul territorio con maggior insistenza, tant’è che i Tuvini sono considerati “cugini” dei Mongoli: parlano un dialetto affine, suonano i tipici violini moohrin khuur (“teste di cavallo”), cantano di gola e nei giorni di Ferragosto organizzano le piccole olimpiadi di Naadim. Corse a cavallo, lotta a corpo libero, tiro con l’arco intrattengono locali e turisti alle porte della capitale Kyzyl, presso il cui teatro municipale viene organizzato il folkloristico concorso di bellezza Miss Tuva. La città è anche nota per essere il centro geografico esatto dell’intero continente asiatico e, non a caso, conserva un singolare obelisco piantato da un misterioso inglese nel XIX secolo: segno che ne attesta l’accesa spiritualità. Possiede diversi centri di studio sciamanico, dov’è possibile consultarsi con “medici” che guariscono da ogni sorta di malattie e predicono il futuro. Dotata di alberghi di stampo sovietico, in seguito alla riscoperta del best-seller americano “Tuva or Bust” di Leighton, così come del fortunato cd di canti di gola “Voices from the distant steppe” (ripreso da Frank Zappa), da qualche hanno si sta aprendo al turismo di nicchia con una rete di bed&breakfast ed artigianali agenzie d’incoming (www.ecotuva.ru; ecotuva@tuva.ru). Oltre all’organizzazione d’incontri con sciamani, con tanto di traduttori multilingue, vengono proposte escursioni a laghi salati terapeutici e alle fonti sacre della regione (contraddistinte da pile di pietre e fazzoletti colorati, chiamate ovoo). Viene data anche la possibilità di pernottare nelle tradizionali tende a cerchio chiamate “yurta”, apprezzando la cucina dei locali e loro esibizioni di canto.
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