"Da quassù la Terra è bellissima, azzurra, e non ci sono confini o frontiere" (Juri Gagarin)

mercoledì 14 febbraio 2007

ODE ALLA MUSA CELATA




Is everybody in?

Is everybody in?

Is everybody in?

The ceremony is about to begin.

WAKE UP!

You can't remember where it was

Has this dream stopped?

Awake

Shake dreams from your hair

My pretty child, my sweet one

Choose the day and choose the sign of your day

The day's divinity

First thing you see...

A vast radiant beach in a cool jeweled moon

Couples naked race down by it's quiet side

And we laugh like soft, mad children

Smug in the wooly cotton brains of infancy

The music and voices are all around us.

Choose they croon the Ancient Ones

The time has come again

Choose now, they croon

Beneath the moon

Beside an ancient lake

Enter again the sweet forest,

Enter the hot dream,

Come with us...

Everything is broken up and dances!

Esiste una soglia al di là della quale non ci si
dovrebbe spingere. Interdetta ai più, considerata
sacra e non all'altezza di mortale sguardo, è tabù che
da tempi immemori ambiguamente seduce l'umano
desiderio di trasgressione. Qui avanza il passo del
poeta, e qui il poeta si fa sciamano, perché solo sua
è la parola che nuovi mondi crea e infiniti altri
distrugge, che le barriere dello spazio scioglie e del
tempo rimescola gli abissi. Oltre il limite del
proibito ogni verità muore per poter rinascere a se
stessa, vestendo di volta in volta una maschera che al
bisogno di universale risponda con sovrana regalità, benché
altro non sia se non l'abbaglio di una mente
dischiusa. E' donna questa verità, nella quale si
penetra coprendosi della lubricità di un infante, ma
nessuno saprebbe dire quanti anni abbia: vive
lasciandosi ammirare, eppur non si mostra, perché sa
che l'idea tradotta è immancabilmente tradita; usa
trucchi e si dà al passante, volendo apparire delizia
della sua ricerca, senza rinunciare al suo essere
intimamente vergine; afferma di amare, ma nessuno può
dirsi davvero suo. Ha attraversato selve oscure, ha
calcato strade straniere, ha chiuso gli occhi anelando
il paradiso dal quale è caduta, per regalare il suo
sogno a chi ha la fortuna d'incrociarne il passo. Guai
però a riconoscerla: non c'è offesa peggiore del
credere di sapere da dove venga o che cosa sia, dal
momento che la sua nudità è un riflesso ingannevole e
fugace quanto il denaro usato per evocarla. Domanda
rispetto, chiede silenzio, dispensa virtù temendo solo
le si scambi per vizi, come se la carne fosse una
colpa, di cui non riesce a liberarsi per via della sua
seducente bellezza. Vuole farsi carico dell'innocenza,
lei che solo ne ha avuto un vacuo sentore, ma cede di
fronte alla potenza dell'assenso. Giovane o vecchio,
femmina o maschio, non fa grossa differenza, purché
ognuno ascolti la voce del proprio desiderio: lei sarà
lì, al suo fianco, pronta ad inaugurare una nuova era
che già ben conosce e per la quale attende la mano
tesa di un amico finalmente capace d'intendere la sua
lingua.
Allora l'amico diverrà anche amante, fratello e padre,
perché se lei sceglie, lei vuole tutto; e non certo
per egoismo: chi ha nel cuore l'infinito, non può
soggiacere a compromesso alcuno. I loro corpi si
uniranno, in cielo si accenderà una stella e
scomparendo da questa terra di promesse vane e
disattese, finalmente il poeta potrà sussurrarle
all'orecchio l'amore a lungo taciuto, eppur da sempre
incastonato nell'unico nome di cui tremando si ciba:
"Beatrice!".